"L'uomo deve elaborare per ogni conflitto umano un metodo che rifiuti la vendetta, l'aggressione e la rappresaglia.

Il fondamento d'un tale metodo è l'amore."

Martin Luther King 

Il senso della crisi nella coppia

Lavorando su sé stessi, si inizia a dare significato a ciò che ci accade, e nello specifico, a tutto ciò che ci accade. 

Anche le esperienze difficili o dolorose, le crisi, i dispiaceri, gli imprevisti di percorso e le situazioni non convenzionalmente considerate positive, nascondono ricchezze e messaggi utili per il nostre sé profondo e la sua evoluzione.

Quando iniziamo a lasciare entrare queste esperienze, nel senso di viverle senza rifiuto, sospendendo il giudizio, la vergogna, la colpa, e quindi la difesa, l'odio e il rancore, si aprono modi di vivere inaspettatamente densi di significato, in una percezione nuova di vita generativa e feconda.

Dico ciò, perché il tempo e mille altre coincidenze virtuose, mi hanno dato la possibilità di leggere dentro alle mie esperienze di vita, anche quella non certamente facile della separazione, per poterne trarre insegnamenti preziosi.

Dopodiché, ho sentito importante potermi mettere in condizione di condividere questa mia esperienza profonda, che, pur nelle difficoltà iniziali, ora mi vede conpartecipe di una grande famiglia allargata serena. 

In un momento storico che registra il crollo di matrimoni, di convivenze, in sostanza della coppia, mancano adeguati e preziosi aiuti volti a mettere in luce un significato e un contenuto della coppia che non si basi su miraggi pubblicitari,  sul bisogno o su vincoli.

Questo come presupposto di base. 

Una volta, poi, apertasi la crisi, diventa essenziale affrontarla e viverla in modi costruttivi, perché separarsi non è "la via piu semplice", come molti affermano, e ha in sé criticità fondamentali che se mal gestite possono impattare in modo determinante sulle persone coinvolte e soprattutto sulla prole. 

Come mediatrice familiare, intendo rispondere a chi fondamentalmente sta soffrendo per le difficoltà che sperimenta all'interno della coppia o della famiglia in crisi, conclamata o meno, offrendogli un aiuto per trovare in quella crisi una prospettiva di senso superiore.

Le situazioni sono moltissime: chi vive cronicamente una crisi di coppia, chi soffre silenzioso restando in quella relazione pensando che il quel modo i figli non soffriranno, chi si fa guerra quotidiana dichiarata ma non riesce a pensare di separarsi, chi è già separato ma non riesce a viversi in quella dimensione, chi è impegnato a rivivere o superare i copioni familiari dei propri genitori o avi, chi non ha potuto apprendere il vero valore dell'amore incondizionato e vive schiacciato sotto il peso del bisogno o dei dettami sociali,  e molto altro ancora.  

La mediazione familiare

La mediazione familiare nasce negli Stati Uniti nel 1913 e da qui si diffonde in un primo tempo in Canada e successivamente in tutta l’Europa occidentale, facendosi strada in Italia solo a partire dagli anni ’90 in seguito all’incremento del numero dei procedimenti contenziosi di separazione e divorzio, con l'affermazione di modelli di intervento anche molto diversi tra loro per finalità, approcci e metodologie. 

Già questo è un punto importante da focalizzare: esistono molti tipi di mediazione familiare.

In generale, fa parte di un insieme di processi nati ed affermatisi in risposta ad un crescente bisogno: quello di sviluppare un strumento diverso ed alternativo a quelli tradizionalmente preposti per la composizione dei conflitti familiari, ossia quelli legali, in ottica di tutela delle parti genitoriali e della prole.

Fu proprio un avvocato statunitense che, sfinito dalla propria causa di divorzio, pensò di istituire un aiuto al di fuori del tribunale, che potesse mettere le parti in comunicazione costruttiva, attraverso una più diretta responsabilizzazione dei soggetti in conflitto e superando la logica vincitore/perdente che è tipica del processo giudiziale.

Il conflitto si sposta così ad un diverso livello, costruito essenzialmente sul principio della condivisione, di modo che la capacità genitoriale venga lasciata ad entrambi i genitori (salvo in casi di sentenza motivata).

Il mediatore è dunque un "terzo qualificato" dal momento che, ponendosi in posizione di imparzialità e rifiutando una delega di decisionalità tra le parti, le conduce nella fase della separazione o del divorzio per ridurre gli effetti distruttivi di un grave conflitto che interrompe o disturba la comunicazione tra loro, e ciò con l’obiettivo finale di pervenire alla stesura di un accordo diretto a riorganizzare le relazioni familiari a tutela di tutti i membri, nel rispetto del quadro legale esistente, nella garanzia del segreto professionale e in autonomia dall’ambito giudiziario.

Le persone, pur nello sconvolgimento emotivo ed organizzativo che una crisi coniugale sovente determina, mantengono comunque la capacità di autodeterminarsi, nonché la responsabilità di decidere ciò che è meglio per loro e la loro famiglia, evitando di delegare questo importante compito ad un terzo istituzionalmente incaricato, avvocato o giudice che sia.

I coniugi, pur avendo scelto di recidere il legale coniugale, continuano ad essere fortemente legati nel loro ruolo genitoriale ed hanno quindi la necessità di mantenere una differente forma di relazione per il bene di figli che hanno in comune.

Se, infatti, tra due persone che rappresentano interessi divergenti il conflitto può raggiungere livelli accesissimi, in quanto, finita la causa, ognuno va per la sua strada, ciò non può però avvenire così per due genitori.

L’esperienza e la prassi mostrano chiaramente come, il più delle volte, le lotte familiari condotte in sede giudiziaria non siano affatto vantaggiose né per i coniugi né per i figli, e che “farsi la guerra” in tribunale sia in realtà il modo peggiore di porre fine ad un legame coniugale, con conseguenze deleterie sia sotto il profilo emotivo, che sotto quello economico. 

 

 

La co-costruzione della coppia genitoriale

Cogliere la crescita personale in un passaggio difficile come quello di una separazione è auspicabile per ogni singolo individuo, ma diventa assolutamente essenziale in presenza di figli.

Passa essenzialmente da due processi: comprendere le proprie responsabilità nel fallimento della relazione amorosa, dopodiché co-costruire una nuova relazione solo genitoriale, attraverso obiettivi e intese al centro dei quali viene ad essere  posto il bene dei figli.

E qui spesso ci si inciampa: perché se vogliamo iniziare dal secondo punto, senza aver messo a fuoco e accettato il primo, probabilmente non ci arriveremo.

Il rischio maggiore è quello della strumentalizzazione dei figli, vale a dire usarli per avere ragione sull'altro, punirlo o farlo sentire sbagliato.

E' essenziale un setting attrezzato per poter sostenere e tracciare una via costruttiva, pur in assenza di garanzie di riuscita, perchè si tratta di pervenire a consapevolezze profonde che richiedono tempo e volontà da parte dei singoli. 

Ma posso con certezza affermare che una separazione conflittuale è ciò di più doloroso e deleterio si possa vivere e far vivere ai nostri figli.

Qualsiasi alernativa è assolutamente da considerare seriamente.

Se ci separiamo perché non stiamo bene in coppia, il minimo senso che ciò può avere riside nel poter dare ai nostri figli un modello di relazione migliore, con un contenuto sentimentale e umano migliorativo, che possa consentire a loro stessi in futuro di non ripercorrere il mio copione fallimentare.

E come sempre accade, la mia evoluzione e la mia maggiore consapevolezza e felicità, diventerà la loro.

La coppia solo genitoriale e i figli

Anche in caso di genitori separati, i problemi di relazione tra i genitori devono trovare soluzioni sempre tra i due partner genitoriali.

Tutto ciò che è in sospeso tra i genitori deve rimanere tra loro senza il coinvolgimento dei figli.

È ugualmente dannoso in termini di equilibrio ricercare il loro assenso, sia in modo esplicito sia implicito, nel prendere decisioni in disaccordo con il partner.

Servirsi dei figli porta malessere nella coppia genitoriale e di conseguenza negli stessi figli, che poi ne pegheranno il prezzo.

Spesso accade invece che nei problemi di coppia genitoriale in separazione, proprio perché ancora conflittuale, si usino i figli per trovare soluzioni, ma il solo fatto di coinvolgerli ha l'effetto di aumentare il problema.

In caso sia necessario consultarli, i figli si devono ascoltare attentamente, ma la decisione e la mediazione è da portare avanti esclusivamente tra i genitori.

Un setting preparato ed adeguato può sostenere la modalità più costruttiva e protettiva del benessere dei genitori e dei figli.