"Posta sul versante meridionale del monte Linzone gode di uno status ineguagliabile, si trova infatti sull’ultima altura naturale ai piedi della quale si srotola il piano padano.
Nelle giornate più terse è possibile scorgere le Alpi occidentali con il massiccio del monte Rosa, quelle marittime e gli Appennini, dove l’occhio più attento scorgerà il monte Penice, la vista si chiude ad est con i colli della città di Bergamo.
Il panorama è il pezzo forte della collezione.
È come svegliarsi ogni giorno in un luogo diverso; la combinazione di elementi che compongono il quadro è così elevata che la visione muta radicalmente con il cambiare delle ore. Le nubi ed il cielo nella parte alta fanno da confine allo spazio scenico, mentre gli strati bassi sulla pianura, dove talvolta la nebbia o la foschia inghiottono tutto lasciando emergere sparute cime, si trasformano in base all’ora, la stagione o le condizioni climatiche.
Godere di un panorama così vasto è terapeutico; se riesci a trovar spazio visivo fin dove lo sguardo arriva (nel senso letterario del termine) puoi liberare nuovi ambiti dentro di te, da riempire nuovamente nel quotidiano claustrofobico cittadino.
Ma per godere di un orizzonte lontano devi pagare il prezzo della salita.
La casa sta lì, in equilibrio sul pendio; stretta tra un tornante destrorso che arranca in salita e l’antica mulattiera che si inerpica fino a Roncola.
Vivere la montagna non è cosa facile, per il semplice fatto che sul piano inclinato devi sottostare alle severe leggi fisiche che lo governano.
Serve equilibrio.
La mancanza di equilibrio, sia esso psichico, economico, statico o spirituale tende a far rotolare giù chi ne è sprovvisto. Che tu sia capriolo, sasso o genitore se non c’è equilibrio il capitombolo verso valle è inevitabile. È la dura legge del piano inclinato.
Cà di Rae sta lì a ricordartelo, con i suoi sassi impilati doviziosamente uno sull’altro, e i suoi muri meridionali appesantiti dal gravoso compito di evitare il dinamico moto verso valle, derisi da quelli settentrionali, che pagano sì, una vita all’ombra e umida, ma senza alcun apparentemente sforzo per la statica dell'edificio.
La casa all’interno ricorda quegli avventurosi zii d’America, partiti in cerca di fortuna e ritornati al paese natio con la fortuna più grande, quella di non aver sprecato la vita.
Diciassette vani disposti senza alcun ordine apparente. Il progetto dell’edificio pare opera di un archi-star annoiata dal banale, ma è invece creato del miglior ingegnere universale: il tempo.
Gradini ovunque a ricordarti che il piano orizzontale quassù costa fatica e dedizione.
Pavimenti che hanno deciso di nascere sfacciatamente alla quota che loro gradiscono, così che le stanze devono crescere in base ai capricci della soletta. Soffitti a botte, a volta, in travi di castagno, aprono su porte dalle altezze più disparate.
Chinati prima di entrare, ne gioverà il tuo ego.
Finestre di ogni forma, e dimensione a mostrarti sguardi sull’infinito dalle mille angolature.
Camini vasti come un ripostiglio che te li immagini accogliere intere famiglie nelle dure notti di fine gennaio.
Cantine, porcilaie, legnaie, nicchie in ogni dove, finestre cieche, camini occultati, pavimenti ballerini, cisterne d’acqua segrete e cancelli cigolanti. L’ideale sarebbe viverci a dieci anni d’età, con l’armatura di Lancillotto a difendere il castello dai draghi sotto lo sguardo lucente di Ginevra.
A valle della casa, pronto ad accoglierla se necessario, sta l’immenso prato da fieno. Addolcito nella pendenza in terrazzamenti creati dalla sapiente mano dell’uomo, conta due vecchi generali centenari; un magnifico carpino nero solitario al centro del prato e un malandato ceduo di castagno sulla curva della mulattiera.
Fanno da contorno, posti con ordinato caos, giovani ciliegi, agrifogli, frassini, peri, fichi e buddleje.
Quassù da centinaia di anni il quotidiano si snocciola tra uva, noci, cachi, muri a secco, fienagione ed esbosco; sempre con la dovuta attenzione al piano inclinato.
Senza fretta, senza rincorse.
Laggiù sulla pianura, l’operosa attività umana sembra correre più frenetica, in un continuo climax accelerato verso non si sa cosa.
Da quassù tutta quella frenesia sembra pure eccedente, soprattutto durante le sere d’estate quando se ne sente il brusio, e se ne vede il bagliore; anche se grilli e lucciole rubano suono e luce placando il pensiero e alimentando lo spirito."
William
Ultimi commenti
Per mio nipote Riccardo
SEI GRANDE e sopratutto per aver capito lo scopo della tua vita e come affrontare i problemi (piacerebbe pure anche a me capire un bel po di cose...su quello che potrei costruire e fare!!!)
Sei una GRANDE DONNA, PROFONDA, SINCERA....Capace di dare serenità e gioia a chi ti conosce e sta accanto.... Un grande bacio e un immenso abbraccio...
siiiiiiiiiiii tu scrivi che io leggo e mi arrichisco😇😙